San Benedetto alla Badìa, di chiaro stampo settecentesco, è di pianta rettangolare con una sola navata senza cupola e l’altare maggiore rappresentava proprio la cappella di un convento femminile per fanciulle di famiglie benestanti tra le quali fu Suor Felicia Enriquez de Cabrera (1580-1615) morta in fama di santità.
Questo tempio, considerato da molti la più bella Chiesa di Caccamo è sicuramente una delle Chiese che viene maggiormente ammirata, è un autentico gioiello di arte barocca, è la tipica settecentesca “chiesa-salotto” armonioso compendio di quasi tutte le forme d’arte: il pavimento maiolicato, gli stucchi di scuola Serpottiana, l’altare in legno rivestito in lamina dorata, lacancellata in ferro battuto a forma di grande ventaglio, i marmi policromi, gli affreschi sulla volta e le tele degli altari laterali. Un monumento da esplorare palmo a palmo ed a tal fine – per nostra esplicita iniziativa – preghiamo i visitatori tutti di entrare a piedi scalzi per il rispetto verso questo Santuario considerato che all’interno è apparsa la Madonna il 29 novembre 1614 nonché per salvaguardare al massimo le piastrelle di ceramica nella speranza che in funzione di ciò le autorità competenti facciano tesoro del nostro appello e tengano in maggiore considerazione questo “gioiello” che tanti altri ci invidiano. Il piano di calpestìo della Chiesa è tutto pavimentato da piastrelle che compongono un eccezionale insieme di inusitate dimensioni: oltre 10.000 mattonelle (cm 18×18) che nel loro insieme rappresentano un: “unico esemplare dell’artigianato siciliano”.
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Tutti gli affreschi sono di Antonio Petrigna: il più complesso come composizione è quello che raffigura il trionfo di San Benedetto nel centro della volta centrale ed è datato 1.735. In questo dipinto l’autore ricorre ad un espediente spettacolare per aumentare l’effetto tridimensionale della pittura: con trovata di gusto tipicamente barocco fa fuoruscire dalla volta la gamba (dal ginocchio al piede) e la parte terminale della lancia di un soldato dipinto in primo piano, realizzandoli in stucco e poi colorandoli in maniera così perfetta da non riuscire a distinguere là dove finisce la pittura ed inizia la scultura.
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