ABBA Cesare (via)  

Dalla via Giovanni Aurispa alla via Gen. Sirtori.

Poeta, scrittore, letterato, nato a Cairo Montenotte (SV) il 6 ottobre 1838 e morto a Brescia il 6 novembre 1910.Partecipò alla spedizione dei Mille ed a tutta la campagna nell'Italia meridionale, di cui lasciò una narrazione fedele e realistica nell'opera Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille, pubblicata in edizione definitiva oltre trent'anni dopo la storica impresa (1891). Combattè ancora con Garibaldi, nel Trentino, meritando una medaglia d'argento al v.m. Tornato nella sua città natale, ricoprì per circa 10 anni la carica di sindaco. Nel 1891, per interessamento di Carducci, venne nominato professore d'italiano nel liceo di Faenza e poi nell'Istituto tecnico di Brescia 'Nicolò Tartaglia', di cui fu anche preside. Nel 1910 pochi mesi prima di morire, venne in Sicilia per partecipare alle celebrazioni dei cinquantenario dell'impresa dei Mille; a Calatafimi, sul colle di Pianto Romano, pronunciò una vibrante orazione commemorativa. Poco tempo dopo, un decreto dei Re lo nominò senatore dei Regno.  

ADRIA Gian Giacomo (via) 

Dalla via Filippo Parlatore alla via Pietro Merenda.

Medico, umanista, poeta, storiografo, nato a Mazara nel 1485 circa e morto a Palermo nel 1560. Compì i suoi primi studi con l'umanista Tommaso Schifaldo a Mazara. Si trasferì successivamente a Palermo, ma fu anche a Napoli e a Salerno, che era un importante centro di studi di medicina e dove conseguì la 'laurea' il 29 giugno 1510. Ritornato a Palermo, vi esercitò la professione e gli venne concessa la cittadinanza onoraria. La sua fama gli procurò l'incarico di medico al seguito di Carlo V nella spedizione africana dei 1535. In riconoscimento dei suoi meriti, il 1 marzo del 1538 venne nominato Cavaliere imperiale. Sappiamo che fu a Bologna ed a Roma, dove divenne amico di papa Clemente VII Scrisse diverse opere a carattere scientifico e opere a carattere letterario e poetico.   


ARMAFORTE Emanuele (via) 

Dalla via Pietro Merenda alla via Francesco Vivona.

Latinista, traduttore, poeta di gusto classico, nato ad Altofonte (PA) il 25 dicembre 1870 e morto a Brooklyn (U.S.A.) il 26 dicembre 1926. Appassionato di studi umanistici, tradusse opere di Catullo, Meleagro, Lucrezio, Ovidio. Vinse, ex acquo con Giovanni Pascoli, il premio internazionale di poesia latina con L'inno a Roma. Insegnò latino nel liceo Meli e nel liceo Vittorio Emanuele. Morì negli U.S.A. dove era stato inviato come oratore e propagandista della Dante Alighieri. Tra le sue opere ricordiamo: Appunti critici sul libro VII delle Metamorfosi di Ovidio (1901); la traduzione dell'Inno a Venere di Lucrezio (1902); la Sintassi latina ad uso dei ginnasi (1914); Carmina (1926). E' l'autore delle due iscrizioni sulla facciata del Municipio di Altofonte e di quella sull'obelisco del M. Calvario (presso Altofonte).


AURIA Vincenzo (via) 

Dalla via Filippo Parlatore alla via G.B. Caruso.

Poeta, erudito, storiografo, nato a Palermo il 5 agosto 1625 e morto il 6 dicembre 1710. Si laureò in giurisprudenza a Catania nel 1652 e, pur esercitando la professione forense, si dedicò con passione alle lettere, alla storia, alla poesia. A 20 anni fu accolto nell'Accademia dei Riaccesi, poi in quella degli lncuriosi di Bari e successivamente nell'Arcadia di Roma, dove assunse il nome di "Imante". La sua grande conoscenza ed erudizione lo resero famoso in Italia e apprezzato dagli studiosi del suo tempo. Tra le sue numerose opere, ricordiamo: La rosa celeste discorso storico sul ritrovamento, sulla vita e sui miracoli di S. Rosalia(1668); Istoria cronologica dei vicerè di Sicilia dal 1409 sino al 1697 (1697); Il Gagini redivivo (1698) con notizie sulla vita e le opere dello scultore Antonello Gagini. Scrisse poesie e canzoni siciliane, burlesche e sacre, e opere di erudizione sull'origine di Cefalù, di Iccara (l'odierna Carini), di Mazara, di Mineo, di Solunto, ecc. Presso la Biblioteca comunale di Palermo si conservano manoscritte numerose altre opere di erudizione storiografica.


AURISPA Giovanni (via) 

Dalla piazza Raffaele Busacca e dalla via Filippo Parlatore alla via Serradifalco.

Poeta e umanista, nato a Noto intorno al 1369 e morto a Roma nel 1459. Fu un appassionato studioso delle lettere classiche e, abbracciata la carriera ecclesiastica, insegnò latino e greco a Savona, a Roma, a Firenze, a Ferrara, a Bologna. Nel 1421 si recò a Costantinopoli, da dove due anni dopo tornò portando con sé un gran numero di volumi di autori sacri e precristiani. A lui si deve così il ritrovamento di opere originali di Senofonte, Callimaco, Pindaro, Platone, Luciano, Strabone, Plutarco, Diodoro Siculo, Sofocie, Eschilo. Partecipò ai lavori del concilio di Basilea, tenutosi dal 1431 al 1449, e anche in quell'occasione si dedicò a ricercare codici antichi nelle biblioteche di Colonia e di Magonza. (Ritrovò una raccolta di panegiristi latini, fra cui il "Panegirico a Traiano" di Plinio il giovane). Visse alla corte di Niccolò III d'Este a Ferrara, alla corte dei pontefici Eugenio IV e Nicolò V come segretario, nel 1449 ottenne la nomina ad abate di S. Filippo de' Grandi (Messina) e, nel 1452, di S. Maria di Licodia (Lentini). Scrisse epistole, poesie in versi elegiaci, effettuò alcune traduzioni da Plutarco e da Luciano, ma soprattutto lasciò una biblioteca ricchissima, invidiata dagli uomini di cultura di tutta l'Italia.


BIXIO Nino (via) 

Dalla via Generale Sirtori e dalla via Malaspina alla via Antonio Furitano.

Figura di patriota che godè di eccezionale prestigio nel periodo post-risorginimentale soprattutto perchè fu il luogotenente e l'uomo di fiducia di un capo carismatico come Giuseppe Garibaldi. In questi ultimi anni la sua immagine è stata offuscati dalla revisione critica cui è stato sottoposto il suo comportamento tenuto durante l'impresa dei Mille in Sicilia, nel 1860, e particolarmente nella repressione della rivolta dei contadini di Bronte. I fatti di Bronte si svolsero nell'agosto 1860. Dopo avere assunto il potere di Sicilia, Garibaldi aveva promesso la distribuzione di terre ai coltivatori siciliani. li 2 agosto i contadini di Bronte, forti di tale assicurazioni, inscenarono una manifestazione per le vie dei paese chiedendo la divisione di un vasto territorio di circa 25.000 ettari appartenente agli Inglesi, la cosiddetta 'ducea di Bronte'. La manifestazione degenerò in rivolta e provocò violenze e morti. Garibaldi, preoccupato di ristabilire l'ordine e nello stesso tempo di non dispiacere agli Inglesi che erano stati tolleranti con lui, mandò il suo fidato luogotenente Bixio. Questi adoperò metodi energici e dopo un rapido processo fece fucilare cinque cittadini brontesi (7 agosto), tra cui l'avvocato Nicolò Lombardo. Nell'ottobre 1985 è stato inaugurato a Bronte un monumento in ricordo dei cinque caduti, e per l'occasione è stato tenuto un dibattito culturale, quasi "un processo a Bixio", tra storici e giuristi, per valutare e comprendere meglio un momento così drammatico della storia siciliana. Girolamo Bixio, chiamato Nino, era nato a Genova nel 1821. Si distinse nella difesa della Repubblica Romana, nel 1849. Seguì Garibaldi nel 1859 e nel 1860, guadagnandosi il soprannome di "secondo dei Mille". Entrato nell'eserci­to regolare italiano, raggiunse il grado di tenente generale e combattè eroica­mente nella disgraziata giornata di Custoza del 24 giugno 1866 durante la 3ª guerra d'indipendenza. Partecipò alla vita politica e nel 1870 fu nominato senatore. Negli ultimi anni della sua vita, spinto dalla passione per il mare che aveva caratterizzato la sua giovinezza, intraprese viaggi a fini commerciali con l'Oriente. Morì di colera, il 16 dicembre 1873, a bordo della sua nave, di fronte all'isola di Sumatra. E’ rimasta celebre la frase, che la tradizione vuole gli sia stata rivolta da Garibaldi, il 26 maggio 1860 sul colle di Gibilrossa, il giorno precedente l'entrata in Palermo: "Nino, domani a Palermo".

 

CARIOLAT0 Domenico (via)

Dalla via Giovanni Aurispa alla via Sirtori.

Patriota, garibaldino, nato 21 Vicenza il 7 luglio 1836 e morto il 29 gennaio 1910. Rivelò il suo carattere intrepido e combattivo già all'età di 12 anni durante la difesa di Vicenza, meritando la medaglia di bronzo, per aver salvato la vita di due bambini e della loro madre strappando la miccia accesa di una bomba caduta a pochi passi da loro. L'anno successivo, a 13 anni non ancora compiuti, partecipò alla difesa della Repubblica Romana, durante la quale cadde prigioniero del generale francese Oudinot. E’ celebre la fiera risposta data al generale nemico che nel vederlo si era messo a ridere: "lo vi faccio ridere, ma voi mi fate ribrezzo". Fuggito in maniera rocambolesca dalla prigione, tornò a Roma dove il generale Avezzana, ministro della guerra della Repubblica, gli consegnò una medaglia d'oro con dedica. Nel 1859 seguì Garibaldi nei cacciatori delle Alpi, e nel '60 partecipò all'impresa dei Mille. Combattè valorosamente a Calatafimi, a Milazzo, al Volturno, e Garibaldi stesso, molti anni dopo, lo chiamò "valoroso fratello d'armi in tutte le battaglie italiane". Si distinse ancora nel Trentino e a Bezzecca. Nel 1882 ebbe l'onore di deporre nella tomba la salma di Garibaldi.

 

CARUSO Giovan Battista (via)

Dalla via Dante alla via Agostino Inveges.

Storico, letterato, erudito, nato a Polizzi Generosa il 27 settembre 1673 e morto a Palermo il 15 ottobre (o dicembre) 1724. Di famiglia aristocratica (appartenne, infatti, alla casa dei baroni di Xiuremi), seguì dapprima studi filosofici. Nel 1700, a Parigi conobbe il teologo benedettino Jean Mabillon che lo convinse a dedicarsi agli studi storici. Nel 1718 fu tra i promotori dell’Accademia del Buon Gusto insieme a Girolamo Settimo, marchese di Giarratana, e a Pietro Filangeri, principe di S. Flavia, nel cui palazzo (in via del Bosco) si tennero le prime adunanze letterarie. Scrisse le leggi dell'Accademia Giustinianea, diretta da Agostino Pantò, ed, insieme a Girolamo Settimo, una memoria in difesa dell'antico privilegio di Legato apostolico posseduto dai re di Sicilia e continuamente messo in dubbio dal pontefice. La sua opera più importante, pubblicata nel 1723, è la Bibliotheca Historica Regni Siciliae.


FURITANO Antonio (via)

Dalla via Filippo Parlatore alla via Pietro Merenda.

Scienziato, chimico. Nato a Lercara il 24 novembre 1778 e morto a Palermo il 13 luglio 1836. Insegnò storia naturale e chimica all'Università di Palermo e fece parte di numerose accademie scientifiche. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: ‑ Lezioni di Chimica farmaceutica (1819); ‑ Analisi delle acque termali di Sclafani, Cefalà Diana, Termini e non termali del Bevuto (1825); - Analisi delle acque termali segestane (1830); ‑ Corso di Chimica teorico pratico (1828); ‑ Memoria sui mezzi facili per conoscere le alterazioni dei vini; ‑ Pensieri fisico-chimici sulla vita (1831).

 

GARUFI Carlo Alberto (via)

Dalla via Gian Giacomo Adria ad oltre la via Matteo Musso.

Paleografo, docente universitario, nato a Palermo il 14 febbraio 1868 e morto il 16 settembre 1948. Appassionato studioso di pergamene e di documenti, dedicò gran parte della sua vita alla loro ricerca in archivi privati e statali, ecclesiastici e comunali, sia in Sicilia che a Napoli, a Montecassino, a Salerno, a Bari e persino in Spagna, a Barcellona. Diplomatosi in paleografia nel 1891, dopo tre anni conseguì la laurea in legge nell'ateneo palermitano, raggiungendo nello stesso anno la libera docenza in paleografia, materia che poi insegnò, unitamente alla diplomatica latina, per oltre 40 anni.  Ricoprì la carica di presidente della Società siciliana per la Storia patria dal 1930 fino alla morte. Lasciò numerose opere di carattere storico e diede un notevole contributo alla soluzione di importanti problemi di storia siciliana.

 

INVEGES Agostino (via)

Dalla via Filippo Parlatore alla via G.B. Caruso.

Storico, nato a Sciacca nel 1595 e morto a Palermo nell'aprile dei 1677. Studiò presso i Gesuiti, laureandosi in teologia e filosofia. Divenuto sacerdote, si trasferì a Palermo, dove tenne lezioni di grammatica e di belle lettere. Fu anche invitato dall'arcivescovo di Monreale, Girolamo Venero, ad insegnare filosofia nel seminario arcivescovile della cittadina normanna. Si dedicò con amore e con passione alle ricerche di documenti riguardanti la storia siciliana, ed in particolare quella palermitana, tanto da meritare il soprannome di 'storico siculo' ed anche di 'storico di Palermo". Tra le sue opere, ricordiamo: una storia della città di Caccamo (La Cartagine siciliana, 1651), e soprattutto gli Annali della felice Città di Palermo, l'opera sua più importante. Essa è formata da quattro libri (di cui i primi tre pubblicati negli anni 1649‑51 ed il quarto rimasto manoscritto) e divisa in quattro periodi, ciascuno dei quali, a loro volta, in tre ere: Palermo antico, comprendente l'era eroica, la cartagine e la romana; Palermo sacro, comprendente l'era romana, la bizantina e l'araba; Palermo nobile con le ere normanna, sveva e angioina; Palermo moderno con l'era aragonese, la castigliana e l'austriaca. Altre sue opere di carattere storico si trovano manoscritte presso la Biblioteca comunale di Palermo.

 

MALFITANO (vicolo)

Traversa della via Dante, dopo il civ. 167.

Nome di un fondo (il cosiddetto “piano di Malfitano”, forse in ricordo di antichi proprietari amalfitani), di cui era proprietario, nella seconda metà del secolo scorso, il cavaliere Giuseppe Luigi Beneventano, da Catania. Nel 1885 fu acquistato da Giuseppe Whitaker junior e dalla moglie, Tina Scalia, che vi fecero costruire la prestigiosa villa, su progetto dell'architetto palermitano Ignazio Greco D'Onofrio. La villa è circondata da uno splendido ed elegantissimo parco che, per la ricchezza e varietà di piante in esso contenute, è stato definito 'il secondo orto botanico' di Palermo. Accanto alla costruzione principale vi è la serra e un villino (edificato per ospitare il suocero, il generale Alfonso Scalia, uno dei protagonisti del nostro Risorgi­mento), che fu poi utilizzato per conservare la preziosa raccolta di uccelli impagliati (donati nel 1971 al Museo di Belfast) ed oggi adibito a sala mostre. La villa è oggi sede della Fondazione Whitaker, costituita dall'ultima erede, Miss Delia (1885‑1971), con lo scopo di incoraggiare attività culturali ed incrementare le ricerche archeologiche nell'isola di Mozia. Questa villa non va ovviamente confusa con l'altra omonima villa, in via Cavour, fatta costruire nel 1885 da Joshua (Giosuè) Whitaker, fratello maggiore di Giuseppe, in stile gotico‑veneziano, oggi residenza del prefetto e, per un certo tempo, sede dei Circolo Artistico di Palermo.

 

MERENDA Pietro (via)

dalla via G.G. Adria alla via Giovanni Aurispa.

Studioso, scrittore, nato a Palermo il 31 dicembre 1847 e morto il 24 novembre 1940. Insegnò economia politica, statistica e scienze delle finanze nel R. Istituto  Tecnico ‘F. Parlatore’ e successivamente discipline economiche nell’Università. Membro dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti, fu un ricercatore scrupoloso ed un cultore appassionato di storia. Lasciò numerose pubblicazioni di rievocazione e illustrazione del Risorgimento italiano e siciliano in particolare.

 

MUSSO Matteo (via)

Dalla via Carlo Alberto Garufi alla via Pietro Merenda.

Docente e letterato, nato a Palermo il 20 luglio 1826 e morto il 4 maggio 1917. Per oltre 50 anni si dedicò all'insegnamento, che impartì, dapprima nei principali istituti privati, poi nelle scuole secondarie statali. Compose poesie, pubblicate soltanto nel 1916, a cura dei Figli. L'opera, cui è legato il suo nome, è L'illustrazione del Pantheon siciliano (1910), la prima 'guida' al Pantheon di S. Domenico, dove sono raccolti i monumenti dei siciliani più illustri.


PARLATORE Filippo (via)

Dalla via Dante alla piazza Raffaele Busacca.

Botanico, nato a Palermo l'8 agosto 1816 e morto a Firenze il 9 settembre 1877. Laureatosi in medicina, collaborò per un certo tempo con il professor Giovanni Gorgone. Si dedicò successivamente alla botanica che gli permise di raggiungere una grandissima fama sia in Italia che all'estero. Pubblicò la sua prima opera, Flora palermitana, nel 1839 sotto la guida di Vincenzo Tineo, direttore dell'Orto Botanico di Palermo e poi si recò in Francia e in Inghilterra per approfondire le sue ricerche. Nel 1842 fu nominato direttore dell'Orto Botanico di Firenze, dove egli fondò l'erbario centrale italiano che arricchì con piante provenienti da ogni parte dei mondo. Insegnò botanica e fisiologia vegetale nel rinomato Istituto degli Studi superiori di Firenze. Nel 1848 il granduca di Toscana, Leopoldo II, lo inviò in missione a Palermo presso il Parlamento Siciliano per perorare la candidatura dei secondogenito Carlo a re di Sicilia, ma senza successo. Lasciò molte opere di storia naturale, di botanica, di zoologia, di anatomia comparata, di fisiologia. Alla Biblioteca comunale di Palermo donò la sua ricchissima biblioteca, contenente i manoscritti originali di tutte le sue opere, opuscoli, editi ed inediti, il suo carteggio epistolare e i diari dei suoi viaggi.


PIETRATAGLIATA (villa)

Nella via Serradifalco, al civ. 115a.

La bella villa, cui si accede anche dalla via Generale Sirtori, fu costruita intorno al 1880, da Luigi Alliata, dei duchi di Pietratagliata, e rimase proprietà della sua famiglia fino alla morte dell'ultimo duca, Raniero (avvenuta il 10 ottobre 1979). Ne sono oggi proprietari i nipoti Chiaramonte Bordonaro, discendenti da una sorella di Raniero, Marianna, che aveva sposato il barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro Gardner.

 

PIETRO DA EBOLI (via)

Dalla via Emanuele Armaforte alla via Fancesco Vivona.

Poeta e cronista medievale, nato ad Eboli intorno al 1160 e morto nel 1220. Poche le notizie che si conoscono sulla sua vita. Visse alla corte dell'imperatore Enrico VI ed insegnò nell'Università di Salerno. Aveva indossato l'abito sacerdotale che probabilmente svestì per esercitare la professione di medico. Nel 1195 compose il De rebus siculis carmen, noto anche con il titolo di Liber in honorem Augusti, composto in onore dell'imperatore, suo protettore, per celebrarne la vittoria su Tancredi di Lecce. Del poema, costituito da tre libri e 1670 versi, esiste un solo codice, membranaceo, conservato nella Biblioteca Civica di Berna. La visione dei fatti storici è molto parziale, ma esso è arricchito da preziose miniature. Scrisse anche il De balneis Puteolanis, una raccolta di 36 epigrammi di sei distici ciascuno, dedicata all'imperatore Federico II, in cui descrive le celebri sorgenti di Pozzuoli e le loro virtù terapeutiche.


SCHIAFFINO Simone (via)

Dalla via Giovanni Aurispa alla via Gen. Sirtori.

Patriota, garibaldino, nato a Camogli (GE) nel 1835 e morto a Calatafimi il 15 maggio 1860. Spirito liberale e patriottico, diede il suo nome alla società dei Liberi Muratori. Partecipò con entusiasmo alla spedizione dei Mille e si coprì di gloria nella battaglia di Calatafimi, durante la quale cadde combatten­do eroicamente e con la bandiera dei Mille in pugno.

 

SCIASCIA Antonino (via)

Dalla via Gian Giacomo Adria alla via Antonio Furitano.

Medico, nato a Canicattì (AG) nel 1840 e morto il 12 aprile 1925. Conseguì la laurea in medicina nell'Università di Palermo. La sua notorietà è legata all'invenzione della “Fototerapia”, che egli illustrò durante il Congresso della Società Oftalmologica, tenutosi a Palermo nell'aprile del 1892, con una relazione dal titolo La fototerapia nella cura di svariate malattie. La fototerapia è la cura eseguita con la luce artificiale fornita da speciali apparecchi e con raggi selezionati. Contemporaneo di Sciascia fu il medico danese Niels Finsen, passato alla storia per essere stato il primo ad adoperare tale metodo, e che per tali studi ottenne il Premio Nobel per la medicina nel 1903.

 

SERRADIFALCO (via)

Dalla piazza P.pe Camporeale alla piazza Ottavio Ziino.

Il nome alla via è stato dato in onore di Domenico Lo Faso, duca di Serradifalco, che aveva fatto erigere, all'altezza di piazza Olivuzza, una villa di stile neoclassico, dotata di uno splendido parco ricco di piante esotiche. La villa è stata demolita alla fine degli anni '50 e il parco, notevolmente ridotto, è oggi in parte sede di un vivaio ed in parte utilizzato come palestra all'aperto della scuola media “G. Bonfiglio”.

 

SIRAGUSA Giovan Battista (via)

Dalla via Gian Giacomo Adria alla via Antonio Furitano.

Storico, docente universitario, nato a Palermo il 9 settembre 1848 e morto il 2 settembre 1934. Appassionato studioso di storia siciliana, diede un contributo notevole agli studi di storia civile e letteraria siciliana. Insegnò storia antica nell'Università di Messina e storia medioevale e moderna nell'Università di Palermo (1894‑1923). Fu socio della Società siciliana per la Storia Patria, dell'Accade­mia di Scienze Lettere e Arti e membro del Consiglio generale della 'Dante Alighieri'. Tra le sue monografie e le sue pubblicazioni, ricordiamo: Il regno di Guglielmo I in Sicilia (1885‑86); L’ingegno, il sapere e gli intendimenti di Roberto D’Angiò (1895); Sulla topografia medievale palermitana, Le miniature che illustrano il carme di Pietro da Eboli nel cod. 120 della Biblioteca di Berna.

 

SIRTORI Generale Giuseppe (via)

Dalle vie Malaspina e Nino Bixio al muro di cinta della villa Pietratagliata.

Patriota, garibaldino, nato a Casatenovo (CO) il 17 aprile 1813 e morto a Roma il 18 settembre 1874. Si distinse durante le Cinque Giornate di Milano (18‑22 marzo 1848) e nella difesa dei porto di Marghera, nel 1849. Caduta la Repubblica Veneta, fu costretto all'esilio. Nel '60 prese parte alla spedizione dei Mille, combattendo valorosamente a Calatafimi e a Palermo, dove restò ferito. Garibaldi lo nominò prodittatore di Palermo e poi Capo di Stato Maggiore. Nel 1862 entrò nell'esercito regolare italiano con lo stesso grado e fu incaricato di combattere il brigantaggio in Calabria. Nel '66 comandò la V Divisione del I corpo d'Armata nella sfortunata battaglia di Custoza. Duramente criticato dopo la sconfitta, si dimise dall'esercito e si diede alla vita politica. L'anno successivo fu eletto deputato, restando al Parlamento per cinque legislature. Nel 1872 venne riammesso nell'esercito e reintegrato nel suo grado di tenente generale.

 

SPALLITTA Francesco (via)

Dalla via Gian Giacomo Adria alla via Dante. (interrotta dal muro di cinta della villa Malfitano).

Medico, fisiologo, docente universitario nato a Mezzojuso il 10 ottobre 1860 e morto a Palermo il 15 luglio 1923. Fondatore e direttore dell'Istituto di Fisiologia, fu anche rettore della nostra Università, dal 1918 al 1921. Collaborò a numerose riviste specializzate italiane e straniere, ed i suoi studi portarono grandi contributi alle ricerche in campo fisiologico. Consigliere comunale in Palermo, ricoprì anche la carica di presidente del Consiglio provinciale e di presidente del circolo Unione di Mezzojuso. Ricevette le onorificenze della Corona d'Italia e della commenda dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

 

TÜRR Stefano (via)

Dalla via Giovanni Aurispa alle vie Malaspina e Alfredo Casella.

Patriota ungherese, garibaldino, nato a Baia (Ungheria) il 10 agosto 1825 e morto a Budapest nel 1909. Ufficiale dell'esercito austro‑ungarico, nel 1849 disertò per passare nell'esercito piemontese e partecipare alla battaglia di Novara. Conobbe Mazzini e Kossuth e cospirò nel Lombardo‑Veneto contro l'Austria. Fu al Fianco di Garibaldi in Sicilia con i Mille, comandante di una divisione, la 15^, che aveva accolto nei suoi ranghi il fiore dei picciotti siciliani, e partecipò a tutte le battaglie fino a quella decisiva del Volturno. Garibaldi lo nominò governatore di Napoli. Nel 1861 passò nell'esercito regolare italiano dove raggiunse il grado di generale e la nomina di aiutante di campo onorario del Re. Ottenuta la cittadinanza italiana, svolse anche missioni diplomatiche e si adoperò per una politica di riconciliazione con la Chiesa.

 

VIVALDI Antonio (via)

Traversa della via Malaspina, prima del civ. 117.

Violinista e compositore, soprannominato, per il colore dei suoi capelli, il Prete rosso. Nacque a Venezia nel 1678 e morì a Vienna nel 1741. Ordinato sacerdote nel 1703, divenne maestro nel conservatorio della Pietà, dove rimase fino ad un anno dalla sua morte. Compose un gran numero di concerti, di sonate, di sinfonie, di opere teatrali, di musiche sacre. È considerato il creatore del concerto solista. Celeberrimi, tra le sue composizioni, i quattro concerti de Le Stagioni (1725 circa).

 

VIVONA Francesco (via)

Dalla via Giovanni Aurispa alla via Emanuele Armaforte.

Poeta, umanista, letterato, nato a Calatafimi (TP) il 21 febbraio 1866 e morto a Chieti il 19 luglio 1936. Prima ancora di conseguire la laurea in lettere a Palermo, si era già imposto all'attenzione degli studiosi per la traduzione del Carmen alcaicum e per avere pubblicato il Carme a S. Pancrazio. Laureatosi nel 1891, insegnò lettere nei ginnasi e nei licei di Cefalù, dal 1900 al 1909, ed a Roma, per 25 anni, nel liceo Umberto. Divenuto libero docente, ebbe l'incarico di letteratura latina presso l'Università di Messina, e successivamente assunse per concorso la cattedra nella facoltà di Magistero dell'Università di Roma. Lasciò numerose traduzioni, di Orazio, Ovidio, Properzio, Seneca, Bacchilide, Virgilio; di quest'ultimo rese in endecasillabi sciolti l’Eneide, che gli diede fama nazionale ed internazionale, affiancandosi alla traduzione tradizionale di Anni­bal Caro. Di lui si ricordano anche una Storia della letteratura romana, un'antologia ad uso delle scuole dal titolo: La nuova fiorita di prose e poesie italiane, e numerosi articoli e monografie su riviste letterarie. Di ispirazione classica sono, infine, i poemetti: Orfeo, Eleusi, Lampiride, ed il dramma lirico Turno.


MALFITANO (villa)

Nella via Dante, al civ. 167.

VILLA MALFITANO è sita nel cuore di Palermo ed  è estesa per circa 8 ettari; la palazzina tardo ottocentesca che vi insiste mantiene intatto il suo prezioso arredo (quadri, mobili, vasellame, avori, argenterie e una preziosa collezione di coralli trapanesi dei 1600 e 1700). La palazzina e il bellissimo parco circostante (un vero e proprio orto botanico) costituiscono un esempio raro di conservazione di un bene culturale e ambientale a Palermo. Di particolare interesse la collezione di arazzi fiamminghi dei XVI secolo che raccontano la storia del viaggio di Enea da Troia alle rive dei Tevere, la coppia di elefantini in smalto cloisonnée provenienti dal palazzo imperiale di Pechino, il clavicembalo settecentesco recentemente restaurato anche nella parte pittorica, una slitta russa tardo settecentesca e collezioni di porcellane, ventagli, coralli trapanesi, e quadri dell'800 siciliano. Il parco è aperto al pubblico e la palazzina è visitabíle.


LULLI Giovan Battista (via)

Dalla via Malaspina alla via Serradifalco.

Violinista e compositore di origine italiana, vissuto in Francia, nato a Firenze il 29 novembre 1632 e morto a Parigi il 22 marzo 1687.Lasciò la sua città natale giovanissimo, e a Parigi visse tutta la vita e svolse l'intera sua attività artistica. Dotato di squisito gusto teatrale, è considerato il creatore dell'opera francese, cui diede uno stile elegante e spettacolare. Intro­dotto in casa della principessa di Montpensier, ottenne subito successo, per le sue qualità di comico, di ballerino, di cantante, di virtuoso del violino. Fu chiamato a corte da Luigi XIV ed entrò a far parte dell'orchestra reale (`Les violons du roi'), per conto della quale compose danze e balletti che divertirono moltissimo il re. Nel 1655 fondò una nuova orchestra, `Les petits violons du roi', che si sostituì all'altra. L'entusiasta Luigi XIV lo nominò sovrintendente della musica, suo consigliere e segretario. A 29 anni acquistò la cittadinanza francese e mutò il suo nome in Jean-Baptiste Lully. Creò il nuovo genere della commedia-ballo, musicando alcune commedie di Molière (Il matrimonio per forza, Il borghese gentiluomo). Creò anche la tragedia lirica, l'equivalente, cioè, del melodramma barocco italiano (Alcesti, Proserpina, Aci e Galatea, Teseo). Nel 1681 rappresentò il Trionfo dell'amore, dove per la prima volta si esibivano delle ballerine, invece di uomini travestiti come era consuetudine. Morì di cancrena, a causa di una ferita procuratasi al piede mentre batteva il tempo durante l'esecuzione del suo Te Deum.Lasciò anche composizioni religiose, come il Miserere, il De profundis, e il già ricordato Te Deum.

 

MALASPINA (cortile, piazza e via)

Il cortile, nella via Giacomo Puccini; la piazza, tra la piazza Ottavio Ziino e le vie Principe di Palagonia e Giotto; la via, dalla piazza Virgilio alla piazza Ottavio Ziino.

Antichissima denominazione con la quale veniva identificata una `contrada rusticana', posta lungo una delle tre strade principali che conducevano alla piana dei Colli. Fu così chiamata forse dal nome di uno dei proprietari di terreni che per primo cominciò a fabbricarvi case; ma potrebbe esistere anche una relazione con la celebre famiglia feudale italiana, che dominò specialmente nella Lunigiana, o con il cronista latino medioevale Saba Malaspina, vissuto nel secolo XIII nell'Italia meridionale ed autore di una Rerum sicularum historia. La via Malaspina, una volta stretta e tortuosa, iniziava dal convento di S. Francesco di Paola e terminava nella via Cruillas. I tratti iniziale e finale hanno mutato nome e corrispondono alle attuali vie Brunetto Latini e Principe di Palagonia. La magnifica posizione della borgata nella fertile campagna incoraggiò l'aristocrazia palermitana a costruirvi ville, realizzate in gran parte tra il XVII e il XVIII secolo. Oggi vi esistono soltanto la villa Isnello, in stato di abbandono, e la villa Sperlinga, sede del Centro di rieducazione per minorenni, in via Principe Palagonia.


MARCONI Guglielmo (via)

 Dalla via Principe di Villafranca alla piazza Stazione Lolli.

Scienziato, inventore della telegrafia senza fili. Nacque a Bologna il 25 aprile 1874 e morì a Roma il 20 luglio 1937. Dopo anni di studi e di ricerche condotte privatamente, realizzò, nel 1894, la prima trasmissione a 2.400 m. di distanza, con una collina interposta, nella sua tenuta di Pontecchio. Brevettata l'invenzione nel 1896, continuò le sue realizzazioni in Inghilterra, trasmettendo a distanze sempre maggiori. Nel 1909 si realizzò il primo salvataggio di una nave, il transatlantico "Republic", grazie al telegrafo senza fili. Nello stesso anno ricevette il premio Nobel per la Fisica, dividendolo con il tedesco K.F. Braun. Da quel momento fu tutto un susseguirsi di cariche pubbliche e onorifiche: membro della delegazione italiana alla pace di Saint Germain, presidente del C.N.R., presidente dell'Accademia d'Italia. Ricevette la laurea `ad honorem' da numerose università straniere.

VIRGILIO (piazza)
Tra le vie Dante, Segesta, Selinunte, Malaspina, Giacomo Cusmano, Francesco Ferrara e del Fervore.
Vi prospetta il bel villino Favaloro - Di Stefano, costruito nel 1889-91 da G.B. Filippo Basile, 
in collaborazione 
con il figlio Ernesto, che, nel 1914, vi inserì 
la torretta ottagonale. Oggi vi sono allocati uffici dell'assessorato regionale ai Beni culturali.
Al civ. 8 l'edificio condominiale, in stile neo-gotico, costruito negli anni 1926-28 dall'ing. Giuseppe Arici 
(Messina 1900 - Palermo 1980).

Publio Virgilio Marone, poeta lirico ed epico, compì i suoi primi studi a Cremona e a Milano; 
successivamente si recò a Roma, dove godette la stima di Mecenate e di Augusto. 
Non partecipò alla vita politica ed alternò i suoi soggiorni a Roma e a Napoli, dedicandosi
esclusivamente alla poesia.

Le sue grandi opere, Le Bucoliche, 10 idilli pastorali ispirati al poeta siracusano Teocrito, le Georgiche, poema didascalico sulla vita dei campi e L'Eneide, poema epico nazionale di Roma, lo rendono uno dei più grandi poeti di tutti i tempi. Dante lo sceglie come sua guida nell'Inferno e nel Purgatorio e lo rende simbolo della ragione umana e della perfezione artistica.

Virgilio nacque ad Andes (l'odierna Piètole, presso Mantova) il 5 ottobre del 70 a.C. e morì a Brindisi il 22 ottobre del 19 a.C., di ritorno da Atene dove si era incontrato con Augusto. Seppellito a Napoli, sulla via di Pozzuoli, sulla sua tomba fu incisa la nota epigrafe, che la tradizione vuole abbia composto il poeta stesso poco prima di morire: "Mantua me genit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua rura duces".


DANTE (via)

Dalla piazza Castelnuovo alla via Serradifalco.

Era prima intitolata `via dell'Esposizione" nel suo tratto iniziale (dalla piazza Castelnuovo alla via Malaspina) e `via Lolli' (fino alla via Serradifalco). Il nome ricordava l'Esposizione Nazionale tenutasi a Palermo dal 15 novembre 1891 al 5 giugno 1892.

Fu soltanto nel 1910, in occasione della ricorrenza del 50° anniversario del 1860 che la strada venne intitolata a Dante Alighieri.

Il più grande poeta della letteratura italiana ed uno dei più grandi di tutti i tempi nella letteratura mondiale, nacque a Firenze nel maggio del 1265 e morì a Ravenna il 13 settembre 1321.

Nella sua monumentale opera, la Commedia (chiamata successivamente Divina da Boccaccio), egli illustrò tutti gli aspetti della cultura medioevale fondendoli in una straordinaria sintesi poetica.


SEGESTA (via)

Dalla piazza Virgilio alla piazza Stazione Lolli.

La più importante città degli Èlimi, le cui rovine si trovano sul Monte Barbaro, a circa 4 Km. da Calatafimi. Gli Èlimi erano una popolazione mista di indigeni sicani e di stranieri immigrati, forse troiani, sfuggiti alla distruzione di Troia, in Anatolia. Le altre due città èlime in Sicilia furono Erice ed Entella.

Segesta fu l'eterna rivale di Selinunte, contro la quale invocò l'aiuto di Atene, nel 415 a.C., e di Cartagine, nel 413 a.C.. L'invasione dei Cartaginesi determinò la distruzione di Selinunte, nel 409 a.C., ma anche di Gela, di Imera, di Agrigento.

Dopo alterne vicende, Segesta, passò ai Romani, di cui fu alleata fedele e da cui fu trattata benevolmente e con molti riguardi. Decadde nel Medio Evo e fu probabilmente distrutta dai Vandali, nel corso della loro incursione nel V sec. d.C..

I monumenti archeologici più importanti sono il Tempio e il Teatro.

 

SELINUNTE (via)

Dalla piazza Virgilio e via Malaspina alla piazza Stazione Lolli.

Antica città, fondata da coloni megaresi, verso il 650 a.C., cento anni dopo la fondazione di Megara Iblea. Il nome deriva da quello del prezzemolo selvaggio ("Apium petroselinum") assai diffuso nella zona e che veniva riprodotto nelle prime monete coniate dalla zecca di Selinunte.

Fu spesso in lotta con Segesta e, nel V sec. a.C., conobbe uno straordinario sviluppo che la portò a diventare la più potente città greca in Sicilia.

Fu alleata con Cartagine, ma dopo la battaglia di Imera del 480 a.C., strinse amicizia con Siracusa, cui rimase sempre fedele. Nel 409 a.C. fu espugnata dai Cartaginesi, saccheggiata e distrutta. Ricostruita e distrutta definitivamente durante la 1ª guerra punica. Durante il Medio Evo vi abitarono eremiti e qualche comunità religiosa.

I lavori di scavo e di esplorazione sistematica iniziarono nel 1822-23 ad opera degli archeologi inglesi Guglielmo Harris e Samuele Angell. Furono proseguiti dal barone Pietro Pisani, dal duca di Serradifalco, da Francesco Saverio Cavallari, da Antonino Salinas, da Giuseppe Patricolo, da Ettore Gabrici.


PIAZZI Giuseppe (via)

Dalla via Dante alla via Guglielmo Marconi. Astronomo, sacerdote teatino, nato a Ponte di Valtellina (SO) il 16 luglio 1746 e morto a Napoli il 22 luglio 1826.

Dopo aver insegnato matematica a Malta, ottenne la cattedra di astronomia nell'Accademia degli Studi di Palermo. Nel 1791, incoraggiato dall'illuminato vicerè Caramànico, fondò l'Osservatorio astronomico (la "Specola astronomica") nella torre pisana del Palazzo reale, da cui, il 1° gennaio 1801, scoprì il primo degli asteroidi che battezzò con i nomi di `Cerere', in onore della dea delle messi, e `Ferdinandea', in ossequio al re. Diresse l'Osservatorio fino al 1817, anno in cui fu invitato a Napoli per dirigere la costruzione dell'Osservatorio di Capodimonte, di cui fu nominato pure direttore. Mantenne contatti con i più illustri astronomi del tempo, Lalande, Maskelyne, Herschel, Ramsden, e lasciò un gran numero di pubblicazioni scientifiche.


STAZIONE LOLLI (piazza)

Tra le vie Dante, Segesta, Selinunte e Guglielmo Marconi.

Era la seconda stazione della città per la linea ferroviaria Palermo -Trapani. Da tempo non è più in esercizio.

Fino al 1910 con il nome di via Lolli veniva indicata l'odierna via Dante (nel tratto compreso tra la via Malaspina e la via Serradifalco). Sul significato del toponimo, Carmelo Piola, autore del Dizionario delle strade di Palermo (1875), avanza l'ipotesi che, essendo la via `ricetto di malfattori' in tempi non molto lontani, "qualche famiglia di facinorosi avente siffatto nome, avesse fatto così chiamare questa contrada"; interpretazione mantenuta inalterata anche da Edoardo Alfano, autore di uno stradario, apparso agli inizi del nostro secolo. Tuttavia, è interessante segnalare una lettera pubblicata nel Giornale di Sicilia del 3 gennaio 1907, a firma del comm. Giovanni Lucifòra, avvocato di grido e, per lungo tempo, presidente della commissione per la denominazione delle nuove strade di Palermo, nella quale l'autorevole studioso sosteneva che alla strada venne dato il nome di un celebre suonatore di violino - Lolli - tanto celebre che la stessa Caterina di Russia gli donò un arco di violino fatto tutto di un sol pezzo di avorio, sul quale era inciso: "A Lolli - Caterina II Russiarum Imperatrix fecit et dedit".

Antonio Lolli (che era nato a Bergamo intorno al 1730) visse gli ultimi anni della sua vita a Palermo e vi morì nel 1802.


BUSACCA Raffaele (piazza)

Tra le vie Malaspina, Giovanni Aurispa e Filippo Parlatore.

Economista, nato a Palermo il 10 gennaio 1810 e morto a Roma il 24 gennaio 1893. Si interessò presto di studi economici, influenzato in questa scelta dalla lettura delle opere di Romagnosi. Nel 1835 pubblicò il suo primo lavoro: Sull'Istituto di Incoraggiamento e sull'industria siciliana. Ragionamento economico, che gli consentì di divenire membro dell'Istituto. Accolto anche nell'Accademia di Scienze e Belle Lettere, nel 1844 vinse il concorso per la cattedra di economica civile nella nostra Università.

Nel 1847 lasciò Palermo per trasferirsi a Firenze, dove collaborò al giornale La Patria, fondato da Bettino Ricasoli, ed al giornale Il Costituzionale, in cui si pronunciò per una federazione italiana. Successivamente maturò idee unitarie. In occasione della rivoluzione del 12 gennaio 1848, scrisse La Sicilia considerata politicamente in rapporto a Napoli e all'Italia. Fu eletto deputato al Parlamento toscano ed ammesso all'Accademia dei Georgofili.

Insieme a Paolo Emiliani Giudici tradusse l'opera di Brougham La filosofia politica. Nel 1859, Ricasoli lo nominò ministro delle Finanze nel Governo Provvisorio della Toscana ed egli completò la bonifica della palude di Bientina, dotò la Toscana di strade ferrate, favorì i commerci.

Eletto deputato al Parlamento italiano, nel 1868, a Firenze, fu tra i soci fondatori della "Società di Economia politica italiana-_ sorta con l'intento di promuovere e diffondere gli studi economici. Nel 1874 aderì alla "Società Adamo Smith" di cui uno dei fondatori era stato Francesco Ferrara. Nel 1889 ebbe la nomina a senatore del Regno.


CASELLA Alfredo (via)

Dalla via Malaspina alla via Serradifalco.

Compositore, pianista e direttore d'orchestra, nato a Torino il 25 luglio 1883 e morto a Roma il 5 marzo 1947.

Studiò dapprima a Torino e poi a Parigi, dove fu allievo di- G. Fauré ed ebbe contatti con Ravel, Stravinskij e Schónberg. Tornato in Italia, insegnò pianoforte nel liceo musicale di S. Cecilia di Roma. Compose molta musica sinfonica (Paganiniana, Scarlattiana, il poema Italia), musica da camera (sonate, serenate, concerti per violino e pianoforte); le opere La donna serpente e La favola di Orfeo e il ballo pantomima La giara. Lasciò anche alcuni scritti, tra cui: L'evoluzione della musica attraverso la storia della cadenza perfetta (1923) e La tecnica dell'orchestra perfetta (1950).


BERNABEI Ercole (via)

Dalla via Malaspina alla via Serradifalco.

Musicista, nato a Caprarola (VT) nel 1622 circa e morto a Monaco di Baviera il 5 dicembre 1687. Visse e operò a Roma, dove godette della protezione della regina Cristina di Svezia. Fu maestro di cappella in S. Giovanni in Laterano, in S. Luigi dei Francesi, nella cappella Giulia in Vaticano, incarico che poi svolse alla corte dell'elettore Ferdinando di Baviera e che mantenne fino alla morte. Compose molta musica sacra e, anche se molte opere sono andate perdute, ci rimangono: il Concerto madrigalesco a tre voci diverse, una raccolta di mottetti a tre e a quattro voci, l'Agnus Dei a quattro voci, e l'antifona Ave Regina Coelorum a 7 voci.


BEVIGNANI Enrico (via)

Dalla via Ildebrando Pizzetti alla via Gen. Sirtori.

Compositore e direttore d'orchestra, nato a Napoli il 29 novembre 1841 e morto il 29 agosto 1903.

Appena ventenne, nel 1861, compose l'opera "Caterina Blum", che, rappresentata al Teatro S. Carlo, ottenne un buon successo. Trasferitosi a Londra, divenne direttore al Covent Garden, dove fece rappresentare le maggiori novità italiane.
Il celebre soprano Adelina Patti, ogni qualvolta si esibiva al Covent Garden, chiedeva espressamente di essere diretta da lui. Tenne concerti in Europa, negli USA, in Russia. Il grande successo ottenuto a Mosca durante la prima rappresentazione dell'Eugenio
Oneghin di Ciaikowskj (1881), gli fece ottenere la Croce dell'ordine di S. Stanislao, la più alta onorificenza russa, mai concessa prima d'allora ad alcun artista italiano.
Lasciò numerose composizioni vocali da camera, per pianoforte e per pianoforte a quattro mani.


PIZZETTI Ildebrando (via)

Dalla via Malaspina alla via Serradifalco.

Compositore, nato a Parma il 20 settembre 1880 e morto a Roma il 13 febbraio 1968.
Direttore dei conservatori di Firenze, di Milano e di Roma, accademico d'Italia dal 1939, presidente dell'Istituto italiano di storia della musica.
Tra le sue opere teatrali più note:
Fedra (1915), tratta dalla tragedia di D'Annunzio; Debora e Jaele (1922); Assassinio nella cattedrale (1958), dalla tragedia di Th. S. Eliot. Compose pure musica sinfonica e da camera. Scrisse alcuni saggi di grande interesse storico: Musicisti contemporanei, Intermezzi critici, La musica italiana dell'800.


TOSTI Francesco Paolo (piazza)

Tra le vie Malaspina, Arrigo Boito e Benedetto Marcello.

Compositore, nato ad Ortona (CH) il 7 aprile 1846 e morto a Roma il 2 dicembre 1916.
Diplomatosi nel conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli, si specializzò nella composizione di romanze. Il successo fu tale che la regina Margherita di Savoia lo volle come suo maestro di canto. Analogo successo ebbe anche a Londra dove si era recato nel
1875. Fu nominato maestro di canto anche alla corte reale ed ottenne la cittadinanza inglese nel 1906. Due anni dopo il re Edoardo VII lo nominò "Sir" (Baronetto). Tra le sue centinaia di romanze, scritte in italiano, in francese, in inglese ricordiamo le più popolari: A Marechiaro (su testo di S. Di Giacomo), Mattinata, Ideale, Aprile, Carmela. Scrisse una raccolta di Canti popolari abbruzzesi per due voci e pianoforte.


MEDICI Generale Giacomo (via)

Traversa della via Domenico Cariolato, tra i civ. 6 e 8.

Patriota, garibaldino, militare di carriera e uomo politico, nato a Milano il 15 gennaio 1817 e morto a Roma il 9 marzo 1882. Da giovane combattè in Spagna tra i "Cacciatori di Oporto" contro i Carlisti. Rientrato in Italia, si distinse nella leggendaria difesa della villa del Vascello, durante il periodo della Repubblica Romana nel 1849 (Per tale impresa, riceverà nel 1879 il titolo di marchese del Vascello).
Nel 1860 comandò la seconda spedizione di garibaldini, sbarcando a Castellammare del Golfo il 17 giugno.
Nel 1866 prese parte alla terza guerra d'indipendenza, meritando la medaglia d'oro "per i brillanti fatti d'arme di Primolano, Borgo e Levico" (22-23/7/1866). Dal giugno 1868 al dicembre 1873 tenne il duplice incarico di comandante generale delle truppe in Sicilia e di prefetto di Palermo. In questa veste mostrò abilità e competenza. Rafforzò la sicurezza pubblica, diede impulso all'istruzione pubblica e ai lavori pubblici, promosse la costruzione di nuove strade provinciali e di tratti ferroviari. Nell'aprile del 1873 esortò il sindaco Domenico Peranni, a costituire una Società siciliana per la Storia Patria, così come già era avvenuto in altre città italiane.
Fu deputato al Parlamento e dal 1870 senatore del Regno; nel 1874 Vittorio Emanuele II lo nominò aiutante di campo del re e, due anni dopo, gli conferì il titolo di marchese del Vascello.
Prima di lasciare Palermo, aveva sposato la nobildonna Emily Hinton, vedova di Beniamin Ingham junior ed erede di una immensa fortuna.
Un busto in marmo gli fu innalzato in un padiglione dell'Ospizio marino, al quale aveva dato grande impulso durante la sua permanenza a Palermo.

 

Cavalcanti  Guido (via)

Traversa della via Filippo Parlatore, dopo il civ. 69


Nato nel 1250 ca. e appartenente ad una ricca famiglia mercantile, fece parte del consiglio generale del comune di Firenze e fu guelfo di parte bianca, partecipando attivamente alle lotte intestine a Firenze. Nel 1300 fu allontanato e durante l'esilio contrasse una malattia che lo condusse a morte. I ritratti fatti dai suoi contemporanei ci rivelano il suo temperamento sdegnoso, irreligioso e orgogliosamente intellettuale. Ebbe un rapporto di amicizia con Dante, soprattutto negli anni centrali dell'esperienza stilnovistica. Di lui ci sono rimasti 52 componimenti, per lo più di stile tragico e dolce e di gusto stilnovistico, ma non mancano componimenti in stile comico, tra cui due tenzoni e una "pastorella".


Goldoni Carlo (via)

(ex Passaggio M.P. 1) Traversa della via Malaspina

Carlo Goldoni commediografo italiano nato a Venezia nel 1707.

Lascia la sua carriera giuridica per il teatro, raggiungendo il primo successo nel 1734 con la tragedia Belisario. All'età di quarantun'anni entra a far parte, come poeta drammatico, nella compagnia di Gerolamo Medebac di Venezia, rappresentando la sua prima commedia scritta interamente La donna di Garbo (1743).Per la stessa compagnia e per il Teatro Sant'Angelo, il Goldoni scrisse numerose commedie, attuando quella riforma parzialmente cominciata nel 1738 con il Momolo cortesan.Con tale riforma, esposta nel Teatro Comico nel 1751, l'autore si propone di restituire dignità letteraria al teatro contrapponendo alle buffonesche improvvisazioni della commedia dell'arte il brioso e garbato studio dei costumi della sua commedia di carattere. Prendendo spunto dalla vita quotidiana ne rinnova la trama facendo uso di un linguaggio che evidenzia l'aspetto realistico delle situazioni create dai suoi personaggi oramai privi di maschere. Nel 1762 si trasferisce a Parigi a dirigere la Commédie Italienne; fu poi insegnante di italiano alle figlie di Luigi XV. Morirà a Parigi nell'anno 1793. Scrisse oltre 150 lavori in italiano ed in dialetto veneziano, tra cui:

 Importanti i suoi Mémoires, in francese iniziati nel 1784 e pubblicati nel 1787.